pronta la nuova programmazione per la rassegna di ByPass teatro contemporaneo
DOM 21 OTT h.21:15 “PATER FAMILIAS” Kronoteatro
Sulla scena si muovono tre entità: un padre, un figlio e il branco degli amici del figlio. Il registro narrativo è duplice. Da una parte una realtà contemporanea scarna e afasica: un padre vedovo e di estrazione sociale modesta, un figlio rabbioso e dall’identità incerta e un gruppo di giovani ferocemente uniformati ai riti imperanti. Dall’altra parte il suo riflesso: uno spazio onirico e astratto che trova rappresentazione in un labirinto. Quel un labirinto che il padre ossessionato dalla manualità ha costruito come modellino e che prende forma diventando un luogo fantastico, un paesaggio della mente in cui prendono vita impulsi, paure e desideri dei personaggi. Quello di Pater Familias, spettacolo dall’andatura incalzante e vorticosa scandita dai battiti violenti di una cupa musica elettronica, è un mondo in cui il gruppo di giovani esprime il proprio vuoto solo con un crescendo di ferocia e ciò che anima i corpi è proprio quel palpito brutale ed ossessivo. È la fisicità dei protagonisti il principale strumento di comunicazione e soltanto il ritmo febbrile che scorre nelle loro vene è la linfa vitale capace di soddisfare il loro represso istinto di autoaffermazione. Padre e figlio, nell’assenza di una figura femminile compensatrice, consumano scontri sempre più violenti. Il branco, cui il figlio anela invano ad appartenere totalmente, consuma gesti e parole via via più distruttive. Nel non luogo e nel non tempo del labirinto si esercitano magicamente pulsioni e fantasie sospese non esprimibili altrove. Tra frequenti riferimenti al mito, un crescendo di impotenza e delirio, di scontro e smania di appartenenza, irrompe l’atto conclusivo.
DOM 04 NOV h.21:15 “CORPO & CULTURA” Chiara Taviani e Carlo Massari
Corpo & Cultura è e sempre sarà un progetto in continua evoluzione. Obiettivo quello di creare un legame tra il corpo e la cultura che lo circonda e che lo riempie; altrimenti non restiamo altro che contenitori di noi stessi, un vuoto a perdere colmo di solitudini. Ognuno di noi, ogni città, racchiude un bagaglio culturale poetico che più o meno consciamente lo influenzia costantemente e ne determina discorsi e modi di agire all’interno della società d’appartenenza; partendo da questo nasce l’idea di raccogliere testimonianza poetica all’interno delle città, a contatto con la gente che la vive
DOM 11 NOV h.21:15 “VECCHIA SARAI TU”
Antonella Questa Un viaggio alla scoperta di come oggi tre donne vivono la loro età e l’avanzare inesorabile del tempo: chi rifiuta di invecchiare per sentirsi ancora “giovane”, chi da vecchia subisce la tirannia dell’ “invecchiare bene” e chi giovane lo è davvero, ma si sente già vecchia! Le donne, la loro età e l’invecchiamento al quale non hanno ancora diritto. Uno spettacolo comico per esorcizzare la paura di invecchiare e ricordarsi che “vecchia” …. lo sarai anche tu!
VEN 23 NOV h.21:15 “SENSO COMUNE” Teatro dei Venti
La periferia è la dimensione spazio. Scampia, quartiere all’estrema periferia Nord di Napoli, è il luogo più vicino al nostro immaginario. L’enorme sottoscala di uno dei tanti palazzoni, raro spazio d’ombra, dove le donne con la spesa si riparano dal caldo rovente. Una zona di buco, al riparo dalle guardie, dove arriva solo l’eco storpiato del neomelodico. Zona franca usata una volta come deposito. Detersivi, vernici, carburanti, prodotti lucidanti, diluenti per cosmetici a riposo in taniche perfettamente impilate. L’odore del ragù si mischia di rimbalzo al puzzo di solvente. La vita è la dimensione fisica. Incastonati in questo spazio tre corpi. Impercettibili movimenti e scatti improvvisi tracciano linee dalle quali col passare del tempo è possibile leggere le tre storie che gradualmente si espongono, si manifestano apertamente, si confidano. Nessun contatto evidente tra loro ma è comune l’origine: l’esistenza al margine. I pensieri si fanno suono e azione e così ci si addentra in vite inquinate, in storie lontane dal comune senso del bello, del vivere secondo principi sani. In questo territorio si resta a somatizzare l’incuria dell’uomo regolare, sobrio, che ai margini getta il male odore, il tanto pieno di vuoto, gli avanzi, lontano dalle proprie necessità primarie. L’attesa è la dimensione tempo. Le vite in questo spazio sono ferme. Si muovono a ritroso, non procedono nel tempo. Incastrate in un luogo reale, gonfie di storie vere, ma senza un futuro immaginabile, un passo che conceda aria.
VEN 30 NOV h.21:15 “PERDERE LA FACCIA” di Menoventi/Ciprì Cortometraggio più incontro “una questione di prospettiva” In questo modo, almeno, la menzogna si farebbe esplicita, bianca come lo schermo del cinema. Proprio questa ricerca di sincerità è la causa generatrice dell’avventura che coinvolge le tre figure principali del cortometraggio, interpretate da attori-cavie che fanno i conti con una regia spietata ed ipnotica, ma allo stesso tempo anche fantastica ed ironica. Illusioni di ogni genere fanno parte del cammino dei protagonisti, strani esseri che nell’autismo troveranno la purificazione e nell’obbedienza l’unica strada percorribile per raggiungere una verità altrimenti inconcepibile. Perdere il ruolo per consunzione, gettare la maschera come si getterebbe la spugna, perdere l’identità, perdere tutto. Perdere la faccia.
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